Ascoltarsi

Ascoltarsi

Ascoltarsi

È un momento di incertezza, lo capisco, e un po’ ovunque si cercano punti fermi. L’equilibrio diventa uno stato necessario per guadare questo fiume inaspettato. A volte i gesti più semplici diventano salvifici. Il rispetto, la calma, una piccola rinuncia per un fine più importante.

Ho riflettuto tanto prima di scrivere queste parole. A dire il vero ho modificato più volte perché mentre scrivevo le notizie cambiavano, le restrizioni si facevano più rigorose e ho pensato che quello che avevo da dirti, forse, non aveva più peso, importanza, visto che qualcosa di più grande incombe su di noi.

Mi sono fermata e ho lasciato decantare i miei pensieri. “Ascoltarsi” nasce da qui.
Attorno a me vedo una corrente che inonda i social. Tentativi che a volte sembrano quasi disperati per occupare il tempo, per fare in modo che queste giornate da passare con noi stess* siano tutto tranne che silenzio, riflessione, introspezione.

C’è chi cerca il modo di organizzare la vita ai bambini e alle bambine. Attività, tabelle da rispettare, orari in cui scattano nuovi giochi, lezioni online. E per noi cerchiamo la stessa sensazione. Che non ci sia mai vuoto, che si ottimizzi il tempo, che non si perda tempo. Che non ci si annoi. (Eppure dalla noia possono nascere germogli di idee, scattare decisioni, decollare progetti.)

Lo so, l’ho sperimentato. Avere la sensazione che fermarsi significhi perdere tempo, sprecarlo, fallire.

Sembra ieri che ci siamo scambiat* la nostra prima lettera. Parlavo proprio di fallimento. E come inizio, insomma, magari ti sarà sembrato assurdo, poco positivo. Ma per me è sempre stato impossibile saltare a piè pari i problemi per concentrarmi solo su ciò che va bene.

Un po’ perché a volte le cose vanno male tutte insieme, ed è difficile farlo – se piove sempre sul bagnato, significa che continua a farlo anche quando il terreno è già saturo e tu inizi a desiderare il sole – e poi perché sono profondamente convinta che non si possa scontare dalla vita ciò che non ci piace. Penso, invece, e dimmi se sei d’accordo con me, che tutto vada vissuto, attraversato, anche se al momento può far male.

C’è chi la chiama esperienza. Per me è semplicemente Vita.

Ci siamo lasciat* però con una piccola fiammella che ardeva di speranza, con la voglia di guardarci dentro e seguire la nostra vera essenza.

A questo punto credo che questi giorni in cui obbligatoriamente dobbiamo fermarci, sia un errore non farlo. Non parlo di non uscire di casa. Parlo del fatto che ci viene donata la possibilità di sospendere, rallentare, smettere di spostarci – lo dico sapendo della complessità di pensieri che fermarsi comporta – eppure opponiamo resistenza a farlo. Anche dentro casa ci muoviamo, organizziamo, riempiamo ogni momento. Ci diamo tabelle di marcia, cerchiamo di imparare il più possibile, di stare sui social cibandoci di notizie e leggendo con avidità i racconti delle giornate altrui. Per paura della noia, del silenzio, del vuoto.

Ma senza questi elementi non ci possiamo ascoltare. Non possiamo sentire la nostra voce interiore. Che può anche gridare, avere paura, non c’è da avere vergogna. Potrebbe anche avere qualcosa da dirci e se la ignoriamo forse ci stiamo facendo un torto. Ho letto proprio ora “un’imperdibile” offerta per un corso di lingue con lo slogan “Non buttare il tuo tempo, investilo!”. Questo tipo di messaggio mi spaventa.

Ho l’impressione che stiamo mancando un importante messaggio. Naturalmente non c’è niente di male a voler occupare il tempo con qualcosa di proficuo e interessante. Ma mi spaventa l’idea di rifuggire i momenti in cui si sta fermi, si riflette, si fa riposare il corpo, e la mente può vagare e sondarsi. Di solito, presi dalla vita quotidiana, non ne siamo capaci o non ne abbiamo il tempo.

Ora che questo tempo ci viene dato, cerchiamo di riempirlo con altro. Forse il punto è che se per anni non abbiamo fatto quel corso o imparato a fare la pizza, non era per mancanza di tempo ma perché non abbiamo seguito il nostro volere. E per farlo non è necessario avere ore in più ma volontà diversa. La giustificazione che diamo è il tempo. In alcuni casi è vero che troppi pesi sono sulle nostre spalle e siamo obbligate/i in qualche modo a farcene carico. Ma anche qui dovremmo chiederci il perché di questa situazione e se ci sia via d’uscita, senza che un evento esterno drammatico ci faccia respirare.

La parola che avrebbe dovuto definire questa lettera, sarebbe stata un’altra, ma la rimando perché non è il suo momento. Non mi va di forzare le cose, di rispettare un piano editoriale solo per dire che tutto è stato fatto come previsto.

E proprio di questo vorrei parlare, di ascoltarsi e capire se sia il momento giusto. Ti senti nel tuo momento giusto? Senti che ciò che stai facendo ha un senso, è coerente e vive in armonia con ciò che ti accade? Se non è così, forse questo è il tempo giusto per ricalibrare. Queste giornate concesse – non a tutt*, ricordiamolo, forse sei un@ di quelle persone che non ha mai smesso di lavorare, che ha dovuto continuare, magari rischiando un poco, perché non tutte le precauzioni vengono prese dalle aziende*** – queste giornate, dicevo, possono essere un buon momento per ascoltarsi. Smettere di cercare di riempire quel vuoto ma immergersi. Nel silenzio, nella grande vasca piena di pensieri da sbrogliare. Fa paura, rimandiamo, ma ora è il caso di prendere la palla al balzo. Perché tutto sta cambiando e noi non siamo da meno. Noi saremo quel cambiamento. È tempo di ascoltarsi.

Sono stata una di quelle persone che si è lanciata sul lavoro – e in altre incombenze caricatemi sulle spalle da altr* – perdendo completamente di vista ciò che desideravo. Dimenticando di respirare,di ascoltarsi, di vivere quelle giornate che erano solo mie e sono diventate proprietà altrui. Mi sono fermata solo nel momento in cui cause esterne mi hanno fatta fermare.
Avrei dovuto farlo prima, ascoltarmi.

Ascoltarsi e sapere cosa fosse davvero importante per me. Non urgente, non corretto, ma importante. Non per chi mi stava attorno, non per chi mi “offriva” un lavoro, non per chi si aspettava da me ciò che facevo. Ma importante per me.

Hai mai pensato a questo? Hai mai cercato di capire cosa ti rende felice, cosa ti fa stare bene? E hai mai provato a smontare il meccanismo che ti ha – probabilmente – incastrat@ in una vita che forse non è precisamente la tua? Ascoltarsi, appunto.

Ecco, penso che il momento di ascoltarsi sia giusto. Ce n’è uno per ogni persona, ma ora questo blocco quasi totale del Paese e del mondo, potrebbe essere quella giusta per molte persone insieme.

Non credo ai cambiamenti improvvisi, non penso che dopo saremo tutt* più buon*. Ma penso che si possa cambiare col tempo e la riflessione. E soprattutto con la volontà. Accettando ciò che non va, che è scomposto e rimettendo in linea i nostri desideri e aspettative.

Il silenzio, la riflessione, l’ascolto.
Questo ti auguro.

Qualsiasi cosa accada, essere ciò che si è, sapere che possiamo contare su noi stess*, perché ci conosciamo e sappiamo cosa è importante; renderà tutto più facile. La conoscenza, la comprensione, sono alleati potentissimi e regalano una serenità impensabile prima. Da quel momento, connettersi con il mondo, farlo da protagoniste/i e avere un posto che è unico, sarà più semplice e naturale. Sarà un tassello che va al suo posto. Non dimentichiamoci che noi siamo individui, con le nostre peculiarità che ci rendono unici, ma siamo anche parte di un grande mosaico che diventa perfetto solo se ognuno segue la propria vocazione. Noi abbiamo il potere di rendere il mondo un posto migliore, migliorando noi stess*. Ascoltarsi fa parte di questo processo.

Ti lascio con una poesia della mia amata Emily – lo so, non ti stupisci, ormai mi conosci – e con alcuni suggerimenti che sono in linea con la mia lettera di questo mese. Perché ascoltarsi significa anche ascoltare chi prima di noi è passato dallo stesso sentiero.

Ti auguro il bene e la Salute.

Ascoltarsi, con una citazione di Emily Dickinson
Il tempo passa -
Lo dico gaia a quelli che soffrono -
Sopravviveranno -
C'è un Sole -
A cui essi non credono ora -
Emily Dickinson - J1121
Emily Dickinson – J1121

***Se sei una di quelle persone, ti dico grazie. Grazie per esserci al posto mio, grazie per garantirmi ciò che mi serve, e con me altri. Spero di poter rendere il favore in una situazione migliore. Quando magari sarai qui in vacanza, quando avrai bisogno di un aiuto, quando ti volterai e troverai altre persone pronte per te, così come ora tu lo sei per altri e per altre. Ho imparato una cosa dalla vita. Tutto ritorna. Mi è stato detto in un momento in cui ero io a tendere la mano. Mi è stato detto che lo facevo a chi, a sua volta, l’ha tesa ad altr*. E così spero sia per me, e così spero sia per te.

Ti lascio con un suggerimento. Un video che parla di unione, di far parte di un progetto più grande. Per me è importante, una volta capito chi siamo, capire anche che posto abbiamo nel mondo. Te lo lascio come un invito a osservare anche chi ti sta attorno.

Il post “Ascoltarsi” nasce dalla lettera che ho inviato a chi è iscritt@ alla Newsletter “il mio Cuore appena in vista.” Vuoi ricevere anche tu le mie lettere? Ti aspetto con grande piacere.

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