Orgoglio e pregiudizio – Jane Austen (ci sapeva fare)

Jane Austen - Orgoglio e Pregiudizio

«Ancora Jane Austen?» Direte.
Eh sì, proprio così. Chi mi conosce sa del mio amore incondizionato per la zia Jane e si è stancat@ di sentirmela nominare. Ma non può mancare nel mio blog, quindi, vi tocca.

Antefatto:

Non è stato amore a prima vista. Anzi, la prima volta che la lessi chiusi il libro e dissi a me stessa: “Tutto qui?
Povera ingenua e presuntuosa che ero!
Però, a onor del vero, ho sempre avuto una vocina interiore che è sempre stata capace di riportarmi nella retta via. Il motivo di questa lettura fu un consiglio dato dalla mia allora amica Virginia.
Woolf.
Infatti è stato proprio nel periodo precedente che lessi “Una stanza tutta per sé” e Jane Austen era una delle autrici citate nel saggio. Da buona diciassettenne che leggeva sull’onda dell’emozione e che non aveva idea del percorso fatto o da fare, comprai un’edizione della Newton Compton da duemila lire (studentessa spiantata, ovviamente) e via, in carrozza verso Pemberley.
Per tornare alla mia vocina interiore, mi dissi che se il mio mito Virginia parlava così bene di Jane Austen e a me non era piaciuta, sicuramente ero io a sbagliare qualcosa. Quindi ricominciai da capo a cercare ciò che non avevo trovato.
E boom!
Fu amore a seconda vista!
L’errore della prima lettura fu quello di non cogliere l’ironia, la potenza della critica sociale, il magnifico tratto con cui dipingeva – con una minuzia quasi commovente – i caratteri, le bassezze, i pensieri di questi personaggi solo a prima vista semplici e stereotipati.
In effetti, dopo, quest’errore non l’ho mai più fatto e ho perdonato la ragazzina che ero e provo tenerezza per i suoi tentativi di lettura, per la sua voglia di capirci qualcosa e non demordere. (Non è cambiato molto, a dire il vero, seguo l’istinto e mi infilo in letture che un giorno prima non avrei immaginato).

Orgoglio e Pregiudizio – la zia Jane che guarda da dietro la tenda della sua finestra.

È proprio così che me la immagino. Una tazza fumante di tè in mano, magari una di quelle meravigliose, inglesi, delicate e con i disegni floreali dai colori accesi, che si siede alla finestra e sta a guardare. To’ arriva un nuovo vicino di casa. Vediamo un po’ cosa fanno tutti e come si muovono per accalappiarselo. Che il vicino sia realmente arrivato o meno, è innegabile che Jane Austen avesse uno spirito d’osservazione acuto, affinato e sempre all’erta.
Orgoglio e pregiudizio è una storia che regge dopo più di duecento anni – venne pubblicato nel Gennaio del 1813 – e certamente la storia di Elizabeth e Darcy trascina ma, al di là della trama, ciò che incanta è il modo in cui Jane Austen descrive i suoi personaggi. Quelli minori ricevono la stessa attenzione dei protagonisti. Le loro aspirazioni, le ipocondrie, le bassezze, sono tratteggiate con una scrupolosità che non lascia niente al caso.
A questo proposito mi riviene in mente una frase che Jane Austen scrisse a suo nipote, Edward:
Che cosa me ne farei dei tuoi Abbozzi robusti, virili, ardenti, pieni di Varietà e di Fuoco? – Come potrei abbinarli al pezzettino di Avorio (largo due Pollici) sul quale lavoro con un Pennello talmente fine, che produce un effetto minimo dopo tanta fatica?
Jane tratteggia davvero con una finezza che è fatta di maestria. Quasi non ci accorgiamo di andare dove lei ci porta.

Personaggi – A ognuno il suo carattere e i propri errori

I genitori di Elizabeth sono una coppia che probabilmente si è amata ma i cui rispettivi caratteri hanno avuto la meglio. Lui preferisce chiudersi in biblioteca a leggere, mentre lei organizza la vita delle figlie. E seppure Mr Bennet non intervenga più di tanto, questa sua assenza pesa quanto un’invadenza. Mrs Bennet forse ha preso troppo sul serio il suo fine ultimo, cioè quello di maritare bene le figlie per garantire loro una vita serena e agiata.
In un primo momento potrebbe sembrare una donna che pensa solo al denaro – sicuramente ci pensa tanto! – una persona senza cuore, che le getta al primo giovane scapolo provvisto di un ingente patrimonio (che sarà sicuramente in cerca di una moglie, seguendo l’assioma iniziale). Certamente Mrs Bennet ha un occhio attento alle occasioni, ma io non la giudicherei con troppa severità. I tempi in cui si svolge il romanzo erano duri per le donne. Soprattutto quelle in una condizione in cui lavorare non era possibile, ereditare men che meno e in cui la povertà era quella che è sempre stata e sempre sarà: dura, sporca, degradante, avvilente. Con qualsiasi stato d’animo la si affronti, è la povertà a vincere, spesso e volentieri. Asciuga gli animi e richiede una capacità di mantenersi saldi che non sono comuni. Non si può biasimare Mrs Bennet di voler risparmiare alle proprie figlie un tale destino, (certo magari lo potrebbe fare meno alacremente!).
Il rapporto fra i due è magistralmente descritto in questo scambio di battute in cui – accidenti Jane, ecco forse di cosa si parla quando a scuola di scrittura ti dicono “Show, don’t tell!” – vediamo che l’ironia e il sarcasmo di lui si scontra con l’egocentrismo e l’insofferenza di lei.

“«Nessuna di loro ha niente di cui andare fiera», rispose lui; «sono tutte sciocche e ignoranti come la altre ragazze; ma Lizzy ha un po’ più di acume rispetto alle sorelle.»
«Mr. Bennet, come puoi offendere così le tue stesse figlie? Ti diverti a tormentarmi. Non hai nessuna compassione per i miei poveri nervi.»
«Ti sbagli, mia cara. Ho un grande rispetto per i tuoi nervi. Sono miei vecchi amici. Li ho sentiti, con grande rispetto, menzionare da te almeno negli ultimi vent’anni.»”*

Sorelle Bennet

Le sorelle Bennet

Jane, Elizabeth, Mary, Kitty e Lydia Bennet sono un meraviglioso esempio di sorelle. Così come potremmo trovarle nella realtà. Con meno aspirazioni verso la perfezione delle sorelle March, di cui ho parlato da poco. No, le cinque Bennet sono tutte diverse e ognuna ha un carattere e un proprio desiderio. Elizabeth è ovviamente – essendo la protagonista – colei che ha rappresentato lo spirito ribelle femminile. Non con il chiasso e le imprecazioni divertenti di Jo in Piccole donne, ma con una determinazione quieta e un ragionamento serio e ponderato. Durante la sbandata per Wickham – gliela perdoniamo? – arriva un momento in cui grazie a sua zia capisce che un matrimonio fra i due non sarebbe auspicabile, perché non avrebbero i mezzi necessari per il sostentamento. In quel momento dice alla zia:
«… mi dispiacerebbe molto rendere infelice chiunque di voi, ma dato che tutti i giorni siamo testimoni del fatto che dove c’è affetto i giovani sono raramente trattenuti dalla mancanza di mezzi a impegnarsi in un fidanzamento, come posso promettere di essere più saggia di così tanti dei miei simili se fossi tentata, o come faccio a sapere se sarebbe davvero saggio resistere?»*

Lizzy Bennet è mostrata nel libro come già ben avviata nel suo percorso, con un carattere saldo e le idee abbastanza chiare. Sbaglierà, si prenderà la sua parte di responsabilità ma saprà discernere ciò che è meglio per se stessa al di là dei condizionamenti esterni.
Jane Bennet è la sorella adorabile, amabile – non stucchevole – che con la sua dolcezza conquisterà il famoso scapolo ricco. In lei non ci sono sotterfugi, secondi fini. Sta lì con la sua bellezza a vivere con soddisfazione la sua vita, cercando il bene in ogni persona e credendo di trovarlo in tutti e tutte. La sua morale granitica e il suo senso della giustizia sono invidiabili.
Jane fa da contraltare alle due sorelle più intraprendenti: Lydia e Kitty. Tramano fra loro, hanno una complicità interrotta da forti litigi. Quello che succede in praticamente tutte le famiglie con più componenti. Amore, liti, abbracci, piccoli tradimenti. Mary è la più riservata e forse nutre un amore non corrisposto per Mr Collins, povera lei.
Lydia sicuramente è un caso da studiare. Forse molto ingenua, crede anche lei nell’amore e pensa davvero di aver fatto girare la testa all’ufficiale di turno. Scappa con lui mettendosi in una posizione spiacevole per l’epoca. Mi ha sempre intrigato la figura di Lydia. Non si pente, o forse non lo mostra, e anzi sembra non curarsi minimamente del giudizio altrui. Forse è lei la vera precorritrice. Se non fosse per quel piccolo particolare che riesce a sposarsi solo grazie all’intervento di terze persone e una bella somma di denaro.

Pride and Prejudice - Edizioni

Orgoglio e Pregiudizio – La storia

In poche parole? Ricco scapolo si trasferisce in una casa accanto a quella di una mamma di cinque figlie che cerca di affibbiargliene una.
Sennonché l’amico del succitato scapolo – ancora più ricco di lui – lo distoglie da quello che potrebbe essere l’errore di innamorarsi della figlia maggiore, non potendo però fare a meno di innamorarsi lui stesso della secondogenita.
Il pregiudizio gli farà fare una dichiarazione che la metà sarebbe bastata per essere respinto, mentre l’orgoglio di lei la porta a rifiutarlo con una delle risposte che ogni donna dovrebbe conoscere, (non si sa mai che un uomo con l’equivalente odierno di una rendita di diecimila sterline l’anno e una spocchia senza fine, capiti a tiro).
Si cercano, non lo ammettono, nel mentre una sorella scappa con un pretendente della protagonista e tutto finisce grazie all’amore e… ai soldi. All’accettazione di essi, alla conquista di essi, alla constatazione che a volte un aiuto va accettato e che spesso il pregiudizio non è un buon metodo di giudizio.

Il vile denaro

Ebbene sì, più che una storia d’amore è una storia di denaro. Di rendite, eredità, soldi spesi per matrimoni e soldi prestati. Ricatti, anche.
Perché anche se quando si parla di Jane Austen c’è un massiccio uso di trine e merletti, di tazze da tè e balli, la realtà è che Jane parlava di soldi e sostentamento. Tutto ruota intorno alla capacità o meno di tenersi a galla e di farlo soffrendo il meno possibile, cercando di far collimare quest’esigenza con le proprie aspirazioni e sentimenti.
Una sottotrama del libro nasce dal fatto che la casa dove la famiglia Bennet vive sia di proprietà del padre. Alla sua morte verrà ereditata da un cugino di lui, perché nell’asse ereditario le donne non compaiono. Quindi le cinque figlie e la madre, in caso di morte dell’uomo, si troverebbero senza casa. Questo argomento lo troviamo anche in Ragione e Sentimento – pubblicato prima di Orgoglio e Pregiudizio – dove appunto Mrs Dashwood e le sue tre figlie si troveranno letteralmente buttate fuori di casa dal figlio di primo matrimonio del defunto Mr Dashwood. La questione economica è di grande rilevanza in tutta l’opera austeniana. L’amore tende a essere messo da parte per ragioni più stringenti, anche se tendenzialmente Jane trova sempre un modo per farlo trionfare.
Questo problema non tocca, ovviamente, coloro che possono vivere della loro rendita e sono uomini. Come il nostro bel tenebroso Fitzwilliam Darcy.

Fitzwilliam Darcy – la peggior proposta di matrimonio della storia

Darcy – lo ammetto – non è il personaggio che preferisco. Non riesco a perdonargli la spocchia e l’alterigia. Si redime, ama, fa dietrofront sui suoi passi, ma resta sempre piuttosto antipatico ai miei occhi. Ha avuto tutto dalla vita e a onor del vero è riuscito a gestire una situazione delicata che riguardava sua sorella Georgiana con sangue freddo e un aplomb che farebbero invidia a Humphrey Bogart. La sua ingerenza nella vita sentimentale dell’amico, innamorato di Jane Bennet, lo portano in uno dei gradini più bassi della classifica dei personaggi austeniani, per me.
Ma il riscatto arriva quando lo vediamo fare una delle dichiarazioni d’amore più imbarazzanti della storia.
“Parlava bene, ma c’erano da descrivere sentimenti che andavano oltre quelli del cuore, e sull’amore non fu più eloquente di quanto lo fu sull’orgoglio. La consapevolezza dell’inferiorità di lei… il degradarsi che ciò comportava… gli ostacoli familiari che la ragionevolezza aveva sempre opposto ai sentimenti, furono dispiegati con una intensità che sembrava dovuta all’importanza di ciò che stava offendendo, ma che era molto improbabile potesse servire alla sua causa”*

E insomma, Lizzy non può far altro che rifiutarlo. Da qui ci saranno spiegazioni e ripensamenti. Come diceva Bernardette nel film Jane Austen book club, Jane permette sempre ai suoi personaggi di spiegarsi. E il metodo migliore è sempre una bella lettera.

I luoghi austeniani – Dimore storiche, paesaggi rassicuranti, gite in carrozza

I luoghi in cui è ambientato Orgoglio e Pregiudizio sono essenzialmente, la tenuta di Longbourn nell’ Hertfordshire che è la casa in cui le sorelle Bennet vivono, Londra, visitata per qualche tempo da Jane, ospitata dagli zii, che spera così di poter incontrare nuovamente Bingley, Brighton, meta del viaggio di Lydia che porterà alla fuga con Wickam e finalmente il Derbyshire, dove si trova Pemberley, la dimora di Darcy.
Si pensa che a ispirare la bellissima tenuta di Darcy sia stata la tenuta di Chatsworth, anche se non ci sono evidenze che lo confermino.
A questo proposito mi viene in mente che la Jane Austen Society of Italy organizza per Giugno 2020 un viaggio nei luoghi austeniani.

Pride and Prejudice - Pemberley

JASIT

La Jane Austen Society of Italy è l’associazione italiana che si occupa di promuovere e studiare l’opera di Jane Austen. Consiglio una visita al loro sito, ci sono articoli molto interessanti e da fonti autorevoli che riguardano Jane ma non si disdegna di commentare l’ultima trasposizione cinematografica o tutto il filone di libri che alla Austen si ispirano. Se volete sostenere quest’associazione, potete fare come me e chiedere di tesserarvi. Non vedo l’ora di ricevere sulla mia casella mail il prossimo numero di “Due pollici d’avorio” la rivista che contiene gli studi e gli approfondimenti sull’opera austeniana.
Inoltre consiglio anche il blog Un tè con Jane Austen, di Silvia Ogier, cofondatrice e presidente di JASIT.

La settima arte – ovvero i film tratti da Orgoglio e Pregiudizio

Il cinema ha attinto a piene mani da questo libro, sia in trasposizioni fedeli che in rimaneggiamenti o prendendo ispirazione.
A mio avviso vanno visti tutti! (ti pareva, direte voi)
Inizierei dallo sceneggiato della RAI del 1957. Quando la letteratura veniva divulgata dalla televisione di stato e si tentata un processo di alfabetizzazione a mio avviso riuscito. Ho sempre l’impressione che se la RAI avesse continuato su quel tema, adattandosi alle nuove tecnologie e svecchiandosi un po’ di quella morigeratezza esagerata, niente ci avrebbe vietato di essere al pari, oggi, delle produzioni della BBC. Invece si è preferito raccogliere gli/le interpreti dai vari talent o reality show, piuttosto che dal teatro o dalle scuole di recitazione e il risultato è davanti a tutt*
Dicevo, Orgoglio e Pregiudizio della RAI è possibile vederlo grazie a Raiplay. Seppure l’adattamento abbia molte pecche risulta un piacere guardare attori e attrici di un certo calibro e lasciarsi incantare dal bianco e nero.

Il mio cuore se l’è aggiudicato l’adattamento della BBC con Colin Firth e Jennifer Ehle. Firth è l’unico Darcy che finora mi abbia convinto. Sei puntate che rispettano il libro e ambientazioni deliziose. Non cito il bagno sul lago di Colin, credo sia ormai talmente famoso che… va bene lo cito. Scena inesistente nel libro e forse anche un po’ fuori dal personaggio, viene riprese nella serie a puntate “Lost in Austen” dove la protagonista viene scaraventata all’interno della storia e chiede al vero Darcy di buttarsi in acqua per poter assistere dal vero.

Non ho molto amato la versione di Orgoglio e pregiudizio del 2005 con Keira Knightley. Trovo che quest’attrice sia sempre uguale in ogni sua interpretazione e che non entri mai nel personaggio fino in fondo. Lizzy per me è altro. Le ambientazioni però sono molto belle, gli abiti accurati e i dialoghi in cui si vede la mano di Emma Thompson aggiungono, se possibile, qualcosa di più alle riflessioni che già il libro suscita su amore e difficoltà economiche.
A questo proposito non posso che suggerire l’ascolto della colonna sonora di Dario Marianelli che è un’opera a tutti gli effetti.

Ci sono poi una serie di film e adattamenti che esplorano il mondo austeniano, stravolgendolo e reinterpretandolo, a volte inserendo i personaggi in contesti completamente all’opposto di quelli originali. Succede soprattutto nei libri, che utilizzando meccanismi ormai conosciuti e sfruttando noi povere amanti di Jane, che praticamente saremmo capaci di venderci tutto pur di acquistare qualcosa che la riguarda, sfornano storie a ciclo quasi continuo.
Voi riuscite a leggerle e le apprezzate? Oppure siete dei/lle puriste/i quando si tratta di Jane Austen?

Ammetto che sullo schermo mi sono lasciata tentare ma non ancora nella lettura. Se avete dei suggerimenti da dove partire, sono qui a raccoglierli con piacere. (Fa forse eccezione “Il diario di Lizzy Bennet” di Marcia Williams, un delizioso libro illustrato di cui vi parlo qui).

Infine, vi lascio con l’invito a non farvi cogliere dal pregiudizio e leggere i libri della zia Jane con apertura, vedrete che oltre i balli e i matrimoni, si cela un mondo fatto di personaggi che non potrete più dimenticare, ma che anzi diventeranno la misura con cui valuterete il mondo. (Nella speranza che nelle vostre vite ci siano più Bingley che Collins).

Se volete, c’è una bacheca Pinterest che vi aspetta con tutti i luoghi austeniani, le copertine delle più belle edizioni e, ovviamente, le più belle immagini dei film ispirati a questo libro senza tempo.

*I testi citati in questo post sono tratti da Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen, tradotto da Giuseppe Ierolli che ha fatto un monumentale lavoro di traduzione dell’opera austeniana e di quella di Emily Dickinson.

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